Di fronte alle nuove richieste del mercato e alla crisi climatica – le due tendenze che in questo momento all’apparenza vedono contrapporsi i vini di pronta beva a quelli più strutturati e complessi – il ruolo di tutte le persone coinvolte nella filiera e nella narrazione del vino rimane sempre lo stesso, e cioè ricordare all’appassionato, come anche all’avventore occasionale, che dietro a ogni calice c’è il percorso di un produttore, la storia di un territorio da raccontare, la tradizione di un vitigno che resiste. Tutti elementi che superano d’importanza il dibattito sulla quantità di alcol o il trend del momento.
Ad affermarlo davanti a una platea di 500 produttori di vino da tutte le regioni italiane sono stati gli esperti coinvolti nel convegno Il mercato chiede vini di pronta beva, ma il clima la pensa diversamente di presentazione della 15esima edizione della Guida Slow Wine – oggi al Superstudio Maxi di Milano insieme alla grande degustazione che vede oltre 1000 vini in mescita – Jeff Porter, sommelier e giornalista Wine Enthusiast Magazine per il Nord Italia, e Luca Sarais, di Cantine Isola, enoteca a Milano.
Molte cantine guardano al mercato statunitense con preoccupazione rispetto alla crescente richiesta di vini con meno alcol. «Ma meno non significa che il vino sia inferiore, significa cercare più finezza. Un paese di 345 milioni di persone ha una diversità di palati, generazioni, idee, usi e finanze. Ciascuno di questi fattori incide sulle abitudini dei consumatori. Ciò che è popolare a New York City non è sempre lo stesso a Houston. La ricerca di vini non così “bombastici” non ferma di certo il mercato, sono sempre apprezzati intensi Cabernet Sauvignon della Napa Valley, Super Tuscan, ma anche Barolo e Barbaresco tradizionali. L’equilibrio è la chiave» sottolinea Porter, che esorta i numerosi produttori presenti a sperimentare. «Fate il vino della vostra regione, restate fedeli alla tradizione e condividete il vostro terroir con il mondo. Ma perché non sperimentare e divertirvi anche un po’? L’importante è non far passare un vino per qualcosa che non è».
«Dal calice più semplice a quello più pregiato, dal Conegliano allo Champagne, dal Chianti Classico all’Amarone, passando da Loira, Borgogna, Bordeaux e Mosella: non abbiamo una carta dei vini, ma uno scaffale da cui attingere, assaggiare e sperimentare, con una selezione che cerca di soddisfare una clientela eterogenea come quella milanese. Oggi, purtroppo – o per fortuna – il cambiamento climatico richiede maggiori accortezze, sia nella coltivazione che nelle fasi successive della produzione. Dobbiamo far comprendere questo ai nostri avventori, trasmettendo una cultura del vino più attenta a questi temi» sottolinea Sarais.
E proprio per andare incontro a un mondo come quello del vino, che evolve sia nelle modalità produttive che nel gusto dei consumatori, Slow Wine 2025 esordisce con i Best Buy, il nuovo riconoscimento che sostituisce il Vino Quotidiano. La guida segnala una selezione di Top Wine che, nelle rispettive denominazioni e tipologie, offrono un prezzo eccezionale. «Non si tratta solo di una novità tecnica che pone la guida al passo con i tempi. Proporre il miglior vino al miglior prezzo vuol dire dare una indicazione utile e accessibile a tutti i lettori che cercano un riferimento per orientarsi nel mondo della vitivinicoltura pulita e sostenibile. Una segnalazione quindi non puramente estetica, ma che ha radici molto lontane: nel Manifesto di Slow Food dell’89, scritto dai nostri padri fondatori, si parla di diritto al piacere. Un diritto che per noi è fondamentale, ma deve essere per tutti. Da qui nasce la nostra idea di segnalare vini per noi buonissimi dal punto di vista organolettico, Top Wine che però allo stesso tempo hanno un prezzo più accessibile. E con piacere stiamo notando che le cantine che lo hanno ricevuto lo stanno promuovendo, quindi è stata una novità apprezzata, in primis dai produttori» evidenzia il curatore della guida Giancarlo Gariglio.
I Best Buy segnano un passo importante nell’evolversi della guida che in 15 anni ha intercettato tendenze ma anche stimolato i produttori a lavorare non in antitesi con la natura, ma seguendone segnali e ritmi. Lo testimonia l’altra novità importante di Slow Wine 2025: «Il prerequisito per essere in guida è stato per la prima volta la scelta di non utilizzare il diserbo chimico in vigna. Credo sia un passo importante verso un diverso rapporto tra vino e ambiente, in cui la natura non è un elemento da proteggere soltanto. È necessario creare una relazione armonica con la natura, per far sì che dalla sua tutela nascano benefici economici per chi pratica l’agricoltura. Aver mantenuto lo stesso numero segnalazioni dell’edizione scorsa, circa 2000 cantine con 144 novità, indica che il settore sta già rispondendo alla necessità di produrre vini buoni, puliti e giusti, che guardano al futuro delle prossime generazioni con ottimismo» sottolinea Federico Varazi, vice presidente di Slow Food Italia ricordando il manifesto Slow Food per il vino, già sottoscritto da migliaia di produttori in tutto il mondo, entrati così a far parte della Slow Wine Coalition.
A ricordarci il prossimo appuntamento con i vini buoni, puliti e giusti è Domenico Lunghi, direttore Manifestazioni Food & Beverage, BolognaFiere Spa, che ospita la quarta edizione della Slow Wine Fair, dal 23 al 25 febbraio 2025, in una inedita sinergia con SANA Food tesa a rafforzare l’identità dei due eventi. Una contemporaneità non casuale che, ancor più che nelle passate edizioni, farà della manifestazione la fiera italiana maggiormente focalizzata sulla produzione biologica, con l’obiettivo dichiarato di rivitalizzare il suolo e di trasmetterlo alle future generazioni più sano e meno inquinato.
La guida Slow Wine 2025 è stata dedicata da tutti i collaboratori a Paolo Camozzi, storico vice curatore, prematuramente scomparso quest’anno. Dedica accolta con un sentito e commosso applauso da tutti i produttori.
I Premi Speciali
PREMIO AL GIOVANE VIGNAIOLO
Il premio al Giovane Vignaiolo va a Luca Amerio, della cantina piemontese Tenuta il Nespolo di Moasca (Asti) ed è stato consegnato da Mattia Negro, Brand e Sponsorships Manager di Reale Mutua Assicurazioni.
Motivazione:
Luca Amerio nasce il 20 luglio 1995 praticamente sotto una pianta di vite. I genitori e gli avi, infatti, che da sempre coltivano la vigna nel Monferrato, vendevano l’uva e il vino sfuso. Terminati gli studi universitari, Luca ha rinnovato l’azienda di famiglia, iniziando a sfornare etichette di grandi tipicità e personalità, che ci sono piaciute moltissimo fin da subito. Non solo: insieme a un manipolo di amici e colleghi, Luca ha dato vita all’associazione esCAMOtage, nata per valorizzare il Moscato secco di questo angolo di Piemonte. Un’iniziativa davvero lodevole, che seguiamo con interesse e che promette di cambiare l’enologia di queste parti!
PREMIO PER LA VITICOLTURA SOSTENIBILE
Il premio per la Viticoltura Sostenibile va alla cantina campana I Cacciagalli di Teano (Caserta). Ha consegnato il premio Gian Luca Zuccarello, del Gruppo Saida.
Motivazione:
Una masseria risalente alla fine del Settecento, nel parco regionale di Roccamonfina, nell’alta Campania, dove vivere un’esperienza lenta e a basso impatto ambientale. Un biolago balneabile con un sistema di fitodepurazione che consente di evitare l’uso di prodotti chimici per mantenere l’acqua fresca e pulita, contribuendo a preservare la straordinaria biodiversità del luogo. Quaranta ettari di terra coltivati in biodinamica, dove la vite convive con le altre coltivazioni tipiche della zona, come il grano, la nocciola tonda, i ceci di Teano. Una cantina costruita in bioarchitettura con vasche di cemento e oltre 60 anfore. I Cacciagalli è il sogno di Diana Iannaccone e Mario Basco divenuto realtà.
PREMIO ALLA CARRIERA
Il premio alla Carriera va a Mirella Civitelli e Giulio Salvioni della cantina toscana La Cerbaiola – Salvioni di Montalcino (Siena). Riconoscimento consegnato da Gianni Villoresi, di Winterhalter.
Motivazione:
Un’azienda agricola virtuosa e a misura d’uomo, quella di Mirella Civitelli e Giulio Salvioni, che hanno costruito la propria reputazione su un puntiglio di matrice artigianale, sulla coesione familiare e su una ricerca della qualità senza compromessi, esplicitando nei loro vini, con pregevole regolarità, le enormi potenzialità del Sangiovese di Montalcino. E questo senza inseguire mode e nel rispetto di una visione fedele alla tradizione dei luoghi, da cui sono scaturite bottiglie memorabili per profondità, eleganza e longevità, portavoce eloquenti che hanno contribuito a dare lustro, ispirazione e nomea alla denominazione e a un intero territorio.
PREMIO ALLA NOVITÀ DELL’ANNO
Il premio alla Novità dell’anno va alla cantina laziale Campolavico, di Genzano di Roma (Roma). Maria Cristina Ughi e Palmira Mistrali, di Bormioli hanno consegnato il premio.
Motivazione:
Daniele (Lombardi) & Daniele (Vittorilli) sono l’anima di una delle più ispirate aziende che ci sia capitato di incrociare. A partire dal nome, quel Campolavico che diviene manifesto territoriale andando ben oltre le più semplici delle intenzioni. Sono poche le vendemmie alle spalle, ma è chiara la visione del futuro: attraverso lo sguardo al passato dei Castelli Romani i due Daniele intendono ritrovare quell’identità oggi rimasta addosso soltanto a pochissime altre realtà. L’agricoltura sartoriale e la cantina di minimale costituzione impreziosiscono il nostro sincero entusiasmo.
PREMIO PER LA VITALITA’ DEL SUOLO
Il premio per la Vitalità del Suolo va alla cantina valdostana Les Granges, di Nus (Aosta). Ha consegnato il premio Giovanni Buccheri, di Demeter Italia.
Motivazione:
Conosciamo tutti le difficoltà della viticoltura di montagna, legate principalmente alle pendenze e alla peculiare conformazione dei terreni. Sotto uno strato relativamente sottile di sabbie e limo giacciono pietre e roccia madre; terreni poveri, in cui la vite deve affondare le proprie radici alla ricerca dei nutrienti e in cui diventa dirimente la vitalità del suolo e il rispetto totale per l’ambiente circostante. Ecco, a Les Granges questa visione è chiara ormai da oltre 10 anni e spesso ha portato a scelte estreme e poco interventiste. È l’eredità che ci ha lasciato Gualtiero Crea: rispetto, coerenza e voglia di osare che speriamo possano essere d’esempio per le future generazioni di vigneron valdostani.
PREMIO SLOW WINE COALITION ALLA SOLIDARIETÀ
Il premio Slow Wine Coalition alla Solidarietà va alla cantina emiliana Bergianti Vino – Terre Vive, di Carpi (Modena) ed è stato consegnato da Michele Giordano, di Decolab.
Motivazione:
“Organismo” è il termine che Simona Zerbinati e Gianluca Bergianti hanno scelto per definire la propria azienda agricola. Il vino si inserisce infatti in un sistema più ampio e complesso, che promuove un modello sostenibile di produzione e consumo, ponendo al centro il rispetto per la natura e per le persone. Sostenitori di un approccio poco interventista e steineriano, Simona e Gianluca hanno animato una vera e propria comunità, contribuendo in modo decisivo a cambiare lo sguardo sul Lambrusco. Attraverso la cooperativa Il Fermento, poi, portano avanti progetti di formazione e inserimento lavorativo per persone svantaggiate, convinti che l’inclusività e l’accoglienza delle diversità possano rendere più fertile non solo la terra ma anche gli uomini.
PREMIO PER L’ACCOGLIENZA IN CANTINA
Il premio per l’Accoglienza in cantina va alla cantina siciliana Planeta, di Menfi (Agrigento). Maja Dalino, di Pulltex, ha consegna il premio.
Motivazione:
I cugini Francesca, Alessio e Santi Planeta, enfant prodige del vino siciliano di inizio anni Novanta, sono ormai cresciuti, ma le loro idee sono sempre più attuali, frizzanti e innovative. L’azienda che hanno plasmato è forse quella che nel panorama italiano ha speso di più sia in termini di tempo dedicato sia di investimenti finanziari per creare un’esperienza Planeta e accogliere gli appassionati e i professionisti del vino in un mondo in cui regnano sovrane bellezza, professionalità e convivialità. Tutto questo senza costruire un luna park di cartapesta, ma mantenendo un legame forte con le radici della tradizione regionale e ponendo al centro la qualità e la capacità di affascinare attraverso un racconto pregno di solidi contenuti.