SLOW CHRISTMAS 2022
Le atmosfere de “Il Gattopardo” e il Timballo del Principe, rivivono grazie a Slow Food e Cantine Nicosia
Di PAOLO LI ROSI
Quando Anastasia De Luca mi ha proposto di inscenare le ambientazioni del Gattopardo, e proporre a chef Angelo di preparare un Menu interamente ispirato alla celebre Cucina dei Monsù, tanto cara al Principe Salina protagonista del romanzo di Tomasi di Lampedusa, ho pensato ad uno scherzo –ci confida Graziano Nicosia– poi con la mia squadra ci siamo detti, perché no?…accettiamo la sfida !
Buon per i fortunati commensali di Slow Christmas 2022, accompagnati in un inedito viaggio esperenziale, nella calda accoglienza di Cantine Nicosia.
Protagonista indiscusso il “Timballo del Gattopardo” preparato magistralmente con ben 14 ingredienti da chef Angelo Cinquerughe, che ha rubato la scena alle altre prelibatezze, lasciando aperta l’immaginazione, solo alla sorpresa finale di cui vi diremo. Le origini del piatto si devono a quei Monsù, appellativo italiano riservato ai Monsieur francesi, introdotti alla Corte Borbonica per merito di Maria Carolina Asburgo Lorena (arciduchessa d’Austria e regina consorte di Ferdinando IV) che mal sopportava la cucina napoletana. I raffinati chef francesi, istruirono le brigate di “volgari” cuochi siciliani e campani al loro servizio, dando vita ad una scuola, fucina di scambi culturali e francese solo all’origine, che ha il merito di aver tramandato fino a noi, grazie ai “cuochi di paglietta” ed alle elaborazioni delle massaie siciliane, sapori altrimenti dimenticati.
Momento evocativo di quel passato d’amore per l’arte culinaria, e’ stato il taglio dello scrigno di pasta brisè …“color oro brunito”, dal quale, appena dopo la dolce fragranza di cannella, si e’ sprigionato il calore ed il delizioso profumo aromatico dei sapori preziosi, custoditi dal principesco Timballo.
Sono ben 14 infatti, gli ingredienti necessari per realizzare questa prelibatezza, dalle uova di quaglia, ai fegatini di pollo, fino al tartufo – ci ricorda chef Angelo Cinquerughe – e vanno amalgamati con pazienza ed attenzione, per dar sollievo alla vista prima ancora che al palato. Ma anche il miglior piatto ha bisogno del giusto vino per lasciare la miglior immagine nel cuore, ed allora la maestria dei sommelier di Tenute Nicosia, ha proposto il giallo dorato del “Monte Gorna Vecchie Viti 2018”, alla vista quasi un orange wine, un Cru di Etna Bianco, frutto di contorte piante prefillossera, di bassa resa ma capaci di regalarci un nettare pregiato per la sua mineralita’ e complessita’ gusto-olfattiva persistente, che prelude a lunga vita.
L’atmosfera d’altri tempi del banchetto, che ha ammaliato i convitati, è stata arricchita dalle forbite letture di Anastasia De Luca, che ha citato i passi salienti che Tomasi di Lampedusa dedica al pranzo gattopardesco. Già perché di pranzo si tratta, considerato che quei nobili decadenti, che sulla scia della Corte napoletana esigevano al loro cospetto un Monsù, dopo un leggero “brunch” di seconda mattina, facevano un solo pasto, intorno alle 18,00 con ben 4 portate a base di carne o pesce !
Ma è la creatività siciliana, unica nella sua originalità, ad aver trasformato diverse pietanze classiche della dieta francese, spesso a base di salse non tutte consone al palato isolano, ed il Timballo del Gattopardo è degno rampollo di una di queste rivisitazioni.
Arricchivano la nobile tavola riproposta per l’occasione, i “bottoncini di caponata al cioccolato”, ed a seguire le “sarde a beccafico su nuvoletta di merluzzo”, accompagnate dall’abbinamento alle bollicine del metodo classico “Sosta Tre Santi Carricante Brut 2019”, mentre l’immancabile “carne agglassata con gateau di cavolfiori” ha goduto del perfetto abbinamento con “Vulkà Etna Rosso Doc 2019“ ( fresco dei Tre Bicchieri Gambero Rosso).
L’assaggio dei piatti proseguiva nella magica atmosfera Slow, con un banchetto di prelibatezze dolciarie della Pasticceria Musumeci di Randazzo e degli Antichi Sapori di Troina di Antonino Rizzo, bagnati dalla Malvasia e Zibibbo “Balanubi”. Gran finale a sorpresa col pastry chef Giuseppe Cosentino, che “live” ha fatto materializzare, per il generale compiacimento, una Cassata siciliana fresca e delicata, impreziosita da frutti colorati, guarnizioni che richiamavano i toni caldi dei “centre de table” abilmente composti da Patrizia Monte, completando quell’atmosfera abilmente ricreata per l’occasione, che già nel romanzo del Tomasi “evocava fremiti di ammirazione” nei commensali !